martedì 28 luglio 2009

Squartamenti

Entrò nella stanza, scivolando nella penombra dalla quale era avvolta.
Aprì le persiane, quel tanto da illuminare il corpo senza vita sul tavolo.
Prese un coltello. Aveva visto la scena molte volte e le sembrava possibile ripeterla perfettamente.
La luce sbattè violentemente sulla lama illuminando la testa del malcapitato che
recise con un taglio netto alla base del collo. Il corpo non ebbe sussulti. Giaceva freddo e senza rispetto in balia della curiosità di Dhalia.
Con la punta della lama esercitò una pressione sul petto per creare uno squarcio.
Poi con la sola forza delle mani aprì il torace.
Le avevano detto che era morto dissanguato e probabilmente i proiettili da estrarre non erano molti.
I proiettili raccolti li sistemò su di un piatto di lamiera, mentre lei continuava a tagliare la carne con la bocca lievemente spalancata e la saliva che cominciava a fuoriuscire dai lati della bocca come se si fosse inebetita.
Era il piacere. Tagliare, spezzare le ossa, spellare. Era sempre stata la sua passione ed ora che in casa non c'era nessuno, poteva esercitarsi lei nel mestiere che aveva sempre soltanto ammirato fare agli altri più grandi.
Ne fece otto parti e le condì con olio, peperoni verdi tagliati a strisce sottilie e infornò l'arrosto di fagiano per cena.

mercoledì 8 luglio 2009

l'ombra delle nuvole sul viso




Dove sono le orme che ci hanno attraversato la pelle?
Il respiro dopo le corse, quello che così insistentemente abbiamo cercato.
La saliva cola dal muretto superando gli sbuffi di muschio avanza inesorabile verso un gruppo di formiche, le travolge, mentre trattengono briciole di pane tra le fauci.
Spiove e i rigoli brillano come bracciali.
La signora ritorna dal mercato con due buste di frutta e verdura. Le appoggia davanti alla porta e cerca invano la chiave.
Suona, non riceve risposta. Stringe gli occhi e sbatte la fronte alla porta.
Ricorda che il suo vecchio marito l'ha lasciata proprio un anno fa.
Bambini escono dai garage con palloni e urla di gioia, sembra calpestino suolo lunare.
Un gruppo di uomini soli beve vino ad un bar, "io sono felice" mi avverte il più triste di essi.
Mentre io, con una mano, mi riparo dall'ombra delle nuvole sul viso.