sabato 30 luglio 2011

sei un essere che ancora non conosci

Guardati
e trova la forza di dirtelo
hai gli occhi aperti
quindi sai che, così, non può riuscire
perché lo hai sempre chiamato sogno.
Dillo!
"Non valgo molto, non ne sono capace”.
È stata colpa tua, della tua preparazione.
Il percorso che hai seguito
non è stato quello giusto
ma, credimi, non importa,
perché ora che hai davanti
questo essere che non conosci
non vuoi provare pena
ma affetto;
Così per gli altri come lui
e la rabbia, l’ansia
spariranno,
come mosche indurite nella sabbia
spazzata via dalla forza
di un tuo sorriso.

lunedì 4 luglio 2011

Onoranze ai viventi.

Il suo volto era grigio, stirato. Vestiva con completo e cravatta scuri . Seduto di fronte a me, leggeva il giornale con una smorfia che sembrava una cucitura.
Osservavo questo tipo da quasi un’ora e lui non aveva mai alzato gli occhi dal suo quotidiano. Si era limitato, un paio di volte, a bofonchiare qualcosa.
Guardavo lui perché le riviste mediche non m’interessavano e l’arredamento dell’ambulatorio, oltre alla serigrafia di un cuore multicolori e una pubblicità per la prevenzione del cancro alla prostata, non offriva altro per catturare la mia immaginazione.
Era comparso dal nulla.
mezz'ora prima era entrata una signora che aveva aperto la porta con in mano ancora i fogli delle analisi.
L’avevo vista che li controllava prima di alzarsi dal suo posto, mentre con un fazzoletto si asciugava il naso.
Una ragazza bionda uscì dall'ambulatorio e richiuse la porta.- Chi è il prossimo? - disse il dottore da dentro lo studio. La donna si alzò con il foglio con le analisi stretto nella mano destra e le labbra contrite. Posai di nuovo gli occhi sul suo posto e vidi l’uomo con il completo scuro, seduto a leggere il giornale, come fosse sempre stato lì.
Il tempo sembrava non aver alcuna intenzione di scorrere. L’inferno in terra aveva assunto i colori verdognoli e pallidi di una sala d’attesa. Il silenzio, rotto in precedenza soltanto da un insolito grido che vennne dall’ambulatorio del dottore, fu sconvolto dall’entrata di un uomo con una gabardine beige che parlava al telefono.
Entrò di fretta e non chiuse la porta.
- Non bene, non bene - ripeteva al telefono seriamente preoccupato. Era grasso e a parte due ciuffi di capelli castani che gli partivano dalle tempie per poi riabbracciarsi dietro la nuca era completamente calvo. Con la mano destra teneva il telefono ad una distanza di almeno venti centimetri dall’orecchio, obbligandoci, nostro malgrado, a sentire tutta la conversazione che stava tenendo con la moglie, con l’altra mano si sistemava di continuo gli occhiali sul naso.
- Oddio! Come mai dici “non bene”? ti ha già visitato il dottore?
- Non ancora, ma prima mentre passavo ho visto la porta "di servizio" aperta ed ho infilato la testa per salutarlo.
- Allora?
- Mi ha guardato con una faccia.. si vedeva chiaramente che aveva già capito tutto.
Il pelato salutò la moglie e spense il telefono appoggiandolo sul tavolo delle riviste. Si sedette, buttando la testa all’indietro e sbuffando, vicino a quello che leggeva il giornale.
Incredibilmente il tipo scuro parlò: - Vi inculeranno tutti – fece, senza alzare gli occhi.
All’uomo grasso fu come se uno spirito fosse entrato in corpo.
- Come ci inculeranno? Tutti? Ci faranno male? – gli chiese.
- Senza vaselina, faccia lei.- Quasi scandendo le lettere.
- Anche a me? – continuò a domandargli indicandosi con entrambi gli indici sul petto.
 Lo scuro alzò lo sguardo e gli rispose: - Soprattutto a lei, caro signore.
Il grasso si alzò dalla sedia, fu tentato di prendere il telefono ma rinunciò. Cominciò a girare per la sala d’aspetto per poi appoggiarsi con un avambraccio al muro e piagnucolarci sopra.
- ma che sta dicendo? A cosa si riferisce? – ruppi il mio silenzio e domandai.
Non mi degnò di alcuna risposta, scosse leggermente un paio di volte il capo e accennò un sorriso maligno.
Il grasso tornò vicino al tipo in nero e con tutta la gabardine bagnata dalle lacrime e gli chiese: - come fa ad esserne così sicuro?.
- è il mio lavoro – gli rispose, poi inumidì il dito medio e sfogliò un’altra pagina di giornale.
Mi ero stancato di quel saccente e con un tono più alto di voce e facendo un smorfia gli chiesi:
- Ah sì, bel lavoro! E cosa farebbe, la spia?
- Onoranze ai viventi.
Mi rispose come se la stupidaggine che aveva appena detto fosse la cosa più normale del mondo.
- l’assumo, le darò tutto quello che ho! – il grasso lo aveva preso per le spalle e lo stava strattonando mentre lo supplicava.
L’uomo si alzò, dopo essersi passato un paio di volte le mani sulle maniche della giacca, arrotolò il giornale e lo infilò sottobraccio. La porta dell’ambulatorio si aprì e la signora finalmente uscì. Il suo volto era come una città bombardata, chiazze rosse e occhi gonfi. La donna uscì e l’uomo in nero la seguì.
- Il prossimo! - tuonò il dottore.
Scosso dalla vista di quello che si era messo a piangere inginocchiato a terra, gli dissi che se voleva poteva entrare al posto mio.
- Non c’è più bisogno, morirò, moriremo tutti.
- Non stia ad ascoltare le stronzate di quel tale, ha visto? Era un parente della signora. Forse uno stupido che voleva solo divertirsi.
- Ci inculeranno tutti!
- La faccia finita, si tiri su, non succederà niente a nessuno.
- Senza la vaselina, capisce? la vaselina!
- Venga, le faccio vedere che il tizio sparava solo una marea di cazzate, venga fuori e lo vedrà passeggiare insieme alla donna, mi creda, se non è suo marito sarà il fratello, o che ne so..
- Ha una ditta di onoranze viventi.
- Non dica sciocchezze, ha mai sentito un cosa simile?
Presi il tale per un braccio e lo tirai su. Vidi il dottore che usciva dal suo studio e gli feci segno di attendere solo un istante.
Uscimmo fuori, sulla la strada.
- Eccolo! – il grasso lo aveva visto.
- Ha visto? Che le dicevo! Sta camminando dietro la signora. Sta più tranquillo adesso?
- Sì, sì, stava solo scherzando – si rincuorò il tipo.
Lo feci voltare, proprio quando la donna si fermò in mezzo alla strada e il tizio vestito di nero continuò a camminare e per un istante, sembrò, che la stesse attraversando.