A volte capita che anche una frase semplice, diretta, ma detta dalla persona giusta, abbia il potere di cambiarti l’umore, anche se si tratta del solo ricordo di quella frase.
Sinceramente mi capita spesso di svegliarmi già nervoso, andare al bar della statale per un caffé e un pacchetto di Camel e di ritrovarmi a pagare con l’agitazione che fa tremare le mani.
Mi è successo anche stamattina. Avevo il portafogli in mano ed ero in fila alla cassa del bar. Davanti a me c’erano due uomini che ci stavano "provando" con la cassiera, una falsa bionda con la faccia quadrata e gli occhi piccoli.
Che diavolo ci trovavano quei due proprio non lo so.
Buttavo energicamente fuori aria dalla bocca e sbattevo rapidamente il piede destro per terra. Anche la cassiera non dimostrava interesse nei miei confronti.
Ho alzato la mano impugnando il portafogli.
- Posso pagare il caffé? – Le ho detto a voce alta dalla mia terza posizione della coda. La mia lamentela però non ha solleticato per niente la vanitosa ragazza con la ricrescita. La tipa era in preda alle smancerie dei due tipi vestiti da rappresentanti di prodotti farmaceutici in abiti blu e cravatte scure e con ancora gli auricolari dei telefonini infilati nelle orecchie.
- Questo ti è caduta dal portafogli.
Una ragazza, anche lei in coda dietro di me, mi dà un colpetto sulla spalla e sorride guardando quello che mi stava restituendo.
Dal portafogli mi era caduta la figurina plastificata di Goku Super Sayan.
Mi sono defilato dalla coda per la cassa e mi sono immerso nei ricordi di quella figurina.
Due anni prima, quando ancora arbitravo in serie C, prima dell’inizio del campionato chiesi a mio nipote Jerry di darmi un portafortuna per la stagione perché in ballo c’era la serie A.
Il piccolo si mise l’indice alla bocca e puntò gli occhi al soffitto.
- Guko, l’eroe buono che combatte il male! – Mi disse invaso dalla soddisfazione.
- Lo porterò sempre nel taccuino – Gli risposi.
E fu così, veramente. Per quasi tutto il campionato portai nel taccuino dove annotavo i gol e i provvedimenti disciplinari la figurina plastificata del cartone preferito di mio nipote.
Andò tutto troppo bene. Prima di scendere in campo baciavo la figurina, prima del colloquio con l’osservatore che mi avrebbe messo il voto stringevo Guku Super Sayan tra le mani.
Suscitando non poche ilarità nei miei colleghi arbitri, che però poi sorridevano compiaciuti quando dicevo loro la provenienza del portafortuna.
La mattina dell’ultima partita di quella stagione ero nel panico ansioso più totale. Dovevo viaggiare da solo fino alla città della gara. Mi svegliai in ritardo e feci la borsa in fretta e furia.
Mi dimenticai il taccuino a casa.
La gara andò male. Quel giorno entrò nello spogliatoio il nostro capo che era venuto con la decisa intenzione di scegliere se mandarmi in serie A oppure no.
Decise per il no. Al ritorno la porta di casa si aprì da sola, mio nipote era dietro che mi aspettava ansioso.
- Allora? – Mi chiese con la curiosità dei suoi sette anni.
- È andata male – Gli risposi.
Mi abbracciò e mi disse che anche Guko era morto ma adesso era nel paradiso dei Super Sayan a proteggere i suoi figli.
E’ grazie a mio nipote che non ho rimpianti di quell’esperienza.
Grazie a lui ed al bene che mi ha dimostrato, per tutto il campionato mi sono allenato, preparato e impegnato come mai avrei potuto fare.
Sono riuscito ad arrivare ad un piccolissimo balzo dall’ambitissima promozione nella categoria professionistica, ma questo continua tuttora a non importarmi.
La mia serie A l’ho già conquistata e la riconquisto ogni volta che Jerry mi abbraccia e mi dice “ti voglio bene zio”.
- Te l’ho offerto io il caffè – mi ha detto la ragazza che mi aveva restituito la figurina plastificata.
- Grazie due volte allora –
- Fugurati! con un po’ di gentilezza sai quante cose andrebbero meglio…
Sinceramente mi capita spesso di svegliarmi già nervoso, andare al bar della statale per un caffé e un pacchetto di Camel e di ritrovarmi a pagare con l’agitazione che fa tremare le mani.
Mi è successo anche stamattina. Avevo il portafogli in mano ed ero in fila alla cassa del bar. Davanti a me c’erano due uomini che ci stavano "provando" con la cassiera, una falsa bionda con la faccia quadrata e gli occhi piccoli.
Che diavolo ci trovavano quei due proprio non lo so.
Buttavo energicamente fuori aria dalla bocca e sbattevo rapidamente il piede destro per terra. Anche la cassiera non dimostrava interesse nei miei confronti.
Ho alzato la mano impugnando il portafogli.
- Posso pagare il caffé? – Le ho detto a voce alta dalla mia terza posizione della coda. La mia lamentela però non ha solleticato per niente la vanitosa ragazza con la ricrescita. La tipa era in preda alle smancerie dei due tipi vestiti da rappresentanti di prodotti farmaceutici in abiti blu e cravatte scure e con ancora gli auricolari dei telefonini infilati nelle orecchie.
- Questo ti è caduta dal portafogli.
Una ragazza, anche lei in coda dietro di me, mi dà un colpetto sulla spalla e sorride guardando quello che mi stava restituendo.
Dal portafogli mi era caduta la figurina plastificata di Goku Super Sayan.
Mi sono defilato dalla coda per la cassa e mi sono immerso nei ricordi di quella figurina.
Due anni prima, quando ancora arbitravo in serie C, prima dell’inizio del campionato chiesi a mio nipote Jerry di darmi un portafortuna per la stagione perché in ballo c’era la serie A.
Il piccolo si mise l’indice alla bocca e puntò gli occhi al soffitto.
- Guko, l’eroe buono che combatte il male! – Mi disse invaso dalla soddisfazione.
- Lo porterò sempre nel taccuino – Gli risposi.
E fu così, veramente. Per quasi tutto il campionato portai nel taccuino dove annotavo i gol e i provvedimenti disciplinari la figurina plastificata del cartone preferito di mio nipote.
Andò tutto troppo bene. Prima di scendere in campo baciavo la figurina, prima del colloquio con l’osservatore che mi avrebbe messo il voto stringevo Guku Super Sayan tra le mani.
Suscitando non poche ilarità nei miei colleghi arbitri, che però poi sorridevano compiaciuti quando dicevo loro la provenienza del portafortuna.
La mattina dell’ultima partita di quella stagione ero nel panico ansioso più totale. Dovevo viaggiare da solo fino alla città della gara. Mi svegliai in ritardo e feci la borsa in fretta e furia.
Mi dimenticai il taccuino a casa.
La gara andò male. Quel giorno entrò nello spogliatoio il nostro capo che era venuto con la decisa intenzione di scegliere se mandarmi in serie A oppure no.
Decise per il no. Al ritorno la porta di casa si aprì da sola, mio nipote era dietro che mi aspettava ansioso.
- Allora? – Mi chiese con la curiosità dei suoi sette anni.
- È andata male – Gli risposi.
Mi abbracciò e mi disse che anche Guko era morto ma adesso era nel paradiso dei Super Sayan a proteggere i suoi figli.
E’ grazie a mio nipote che non ho rimpianti di quell’esperienza.
Grazie a lui ed al bene che mi ha dimostrato, per tutto il campionato mi sono allenato, preparato e impegnato come mai avrei potuto fare.
Sono riuscito ad arrivare ad un piccolissimo balzo dall’ambitissima promozione nella categoria professionistica, ma questo continua tuttora a non importarmi.
La mia serie A l’ho già conquistata e la riconquisto ogni volta che Jerry mi abbraccia e mi dice “ti voglio bene zio”.
- Te l’ho offerto io il caffè – mi ha detto la ragazza che mi aveva restituito la figurina plastificata.
- Grazie due volte allora –
- Fugurati! con un po’ di gentilezza sai quante cose andrebbero meglio…
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