mercoledì 5 agosto 2009

LA PARTITA - PARTE SECONDA

Sono le 23. E' ora di prendere posto al tavolo. Entro nella sala. Mi dirigo al banco per cambiare i soldi con le fiches. C'è una ragazza, mastica gomma americana con la bocca spalancata, ha i capelli piatti e appiccicati al viso. Non avrà neanche venti anni. Le dico "duemila" e le chiedo d'indicarmi il tavolo. Con la lingua rivestita di chewingum punta verso il tavolo a destra poi sorride e mi fa l'occhiolino.
Davanti a me ho uno pelato con la camicia hawaiana e il gilet di pelle, ha Il braccio sinistro di due tonalità più abbronzato del destro, deve essere un camionista. Alla sinistra del mazziere c'è un ragazzo che ascolta L'Ipod e muove la testa freneticamente. Alla mia destra c'è un uomo che cerca di trattenere il tremore alle gambe, è molto magro e pallido, vestito con un largo abito grigio e una cravatta a fiori. Alla mia sinistra il vecchio bastardo di prima. A riempire il tavolo altri due che parlano insieme, sembrano due turisti che si sono persi. Questi Questi giocatori sono studenti, operai e pensionati.
In definitiva, solo "personcine" in cerca di emozioni forti.
Neanche lo sbadiglio di un professionista.
Ad ognuno di essi scatto una foto, l'immortamo mentre sono tranquilli, a parte il tipo alla mia destra, per poi rivederli nelle situazioni dove lo stress è difficile da gestire e se non hai il sangue di un rettile, difficilmente potrai avere la meglio.
Ho trentadue anni. Gioco da quando ne avevo sedici. Gioco perché mia madre se n'è andata con un professionista di poker, lasciandomi solo con mio padre, un povero impiegato di una ditta di vernici, che però, quando si è trovato solo ha abbassato la testa ed ha fatto di tutto per non farmi mancare niente. Non mi è mai mancato niente in effetti, a parte la mia vendetta sul coglione che si è preso mia madre.
Ho sognato d'incrociarlo al tavolo, con lei magari che gli siede al fianco a tifare per lui e poi lo lascia perché io gli porto via tutto.
Questo può essere solo un sogno però. Io mia madre me la ricordo appena, ormai se la incrociassi non riuscirei neanche a riconoscerla. Ma v'immaginate quanto può essere brutto sapere di avere una madre e non poterla neanche riconoscere?
A volte ho avuto addrittura paura che camminando per strada una donna mi si avvicini per dirmi "ciao tesoro, non mi riconosci? sono la mamma.." è terribile.

CONTINUA

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