Non so dire se fosse giorno o notte, mattina o pomeriggio, stavo solo aprendo gli occhi, lentamente.
Non era come uno dei tanti risvegli, le palpebre faticavano molto ad aprirsi, le orecchie ovattate e con un ronzio fastidioso che si dibatteva rapidamente .
Poi iniziarono le voci.
- na ..nana ..nana na nana-
- ..sta! .i ...lenzio!-
- cre..a! -
Fino a diventare sempre più nitide.
- mi hai rotto i coglioni! -
- falla finita -
- na ..nana ..nana na nana -
Riuscii ad aprire gli occhi.
Ero in una stanza d'ospedale, lo capii dalla flebo attaccata al braccio del vecchio steso sul letto di fronte al mio, che agitava un rotolo di carta igienica, come un giocatore di pallanuoto, contro il suo vicino, un tipo immobile con gli occhi sbarrati, le braccia rigide e distese e la bocca semiaperta.
Alla fine arrivò il dolore.
Mi prese dallo stomaco, una sensazione di rimescolamento poi mi parve di avere gli organi interni di gelatina che fluttuavano all'interno del mio corpo sbattendo contro le mie ossa fatte di rovi per procurarmi un dolore quasi ritmato, incessante, per poi trasferirsi alla testa, con martellate sulle tempie, e chiodi sulla fronte.
Non mi ricordavo niente, o quantomeno non sapevo quanto fosse vero di ciò che mi ricordavo.
Ad aiutarmi ci pensò il vecchio.
- ti sei svegliato drogato di merda?-
Uno dei ricordi riaffiorò.
6 commenti:
Nel dialetto perugino, “patollo” significa bosco fitto e prospiciente un fiume, un lago o una piana, dove il cacciatore attende la selvaggina al rientro, da distinguere da pantano che è invece un luogo geografico...Luisa docet
Grazie per la dritta Luisa.
Pensavo, ma se cambi casa e non fai più quella strada, poi dove la trovi l'ispirazione?
Perchè, credete davvero che passi di lì, per il lavoro?
La dubbiosa Sara
sono sempre ottimista, ci saranno zone altrettanto suggestive.
e non è come pensa Sara...
ps: poi non credo di cambiare casa.
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